Parrocchia

Parrocchia Sacro Cuore

Il 2 giugno 1967 Mons. D’Erchia dichiarava eretta la nuova parrocchia del Sacro Cuore.

Il 2 marzo 1975 Mons. Giacomo Palombella affida la cura della nuova parrocchia al sacerdote don Nicola Nardulli.

L’11 luglio 1979 viene posta la prima pietra nell’attuale Chiesa.

Il 24 gennaio 1982 la nuova chiesa viene inaugurata da Mons. Salvatore Isgrò.

 Il 25 marzo 1995 Mons. Agostino Superbo consacra il nuovo Tempio in onore del Sacro Cuore di Gesù.

Diocesi

La Parrocchia del Sacro Cuore, in Acquaviva delle fonti, appartiene alla Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.

Tutte le informazioni sulla nostra Diocesi le trovate qui.

La nostra diocesi ha anche un Centro Diocesano Vocazioni con un dedicato spazio virtuale per l’informazione e attività vocazionali diocesane. Tutte le informazioni le trovate sui loro canali social Facebook e Instagram.

Dal 4 gennaio 2014 il nuovo Vescovo della nostra Diocesi è l’Arcivescovo Mons. Giovanni Ricchiuti.

Parroci

Giovedì 20 Ottobre 2022, presso la parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Acquaviva delle Fonti, Sua Eccellenza Mons. Giovanni Ricchiuti, ha presieduto il rito di immissione canonica di don Nicola Chiarulli.
 
Nato il 23 agosto del 1973, don Nicola è stato ordinato presbitero il 6 ottobre del 2007.
«Per la vita di un parroco il trasferimento in un’altra comunità è sempre un po’ uno shock – racconta ai nostri microfoni – Ognuno di noi sa bene che prima o poi verrà spostato altrove, ma quando questo momento arriva per davvero ci trova sempre inevitabilmente impreparati. Allo stesso tempo però questo “stop” può essere una grande Grazia. È infatti l’occasione per fermarsi, trarsi fuori dal corso vorticoso della vita di ogni giorno e riprendere a guardare le cose con uno sguardo più fresco, più profondo: guardare dietro di sé, davanti a sé, dentro di sé. E’ l’occasione per ripensare alla propria vocazione, al proprio posto nella Chiesa, alle relazioni che si sono intessute, all’opera di Dio. Ed è bello ogni tanto guardare le cose così, dall’alto. Faccio correre gli occhi innanzitutto su quella miniera a cielo aperto che sono le persone incontrate in questi anni. Penso all’amore di Dio per tutti loro e alla mia debole presenza chiamata inspiegabilmente a fare da memoria, da sacramento, di questo amore troppo più grande di me. E’ un mistero».

«Guardando indietro al tempo vissuto – aggiunge – mi sono accorto poi di tanto bene che il Signore ha realizzato senza che spesso me ne accorgessi, nonostante i miei limiti. Ed è lo spazio per lo stupore e per la gratitudine. Ma è anche l’occasione per guardare con onestà alle negligenze, agli errori, alle infedeltà, alle leggerezze, alle lentezze, alle cose lasciate a metà: nella vita si crede sempre che ci sarà il tempo per correggere, per recuperare, ma ovviamente non è così ed è una grande lezione. Questo è lo spazio per l’esame di coscienza e per una piccola crescita nell’umiltà. E’ anche l’occasione per compiere un atto di affidamento a Dio, cui chiedere di riempire i vuoti e riparare i danni compiuti.

Questo cambiamento mi ricorda anche che non sono il padrone della comunità, ma il servo. E’ il servo infatti che viene cambiato, non il padrone. Questa verità a noi preti viene ripetuta tante volte, ma sentirla sulla pelle è un’altra cosa. Un’altra grazia di questo tempo è stato un rapporto più ravvicinato con altri fratelli sacerdoti, in particolare don Peppino Creanza che mi ha sostituito a San Sepolcro e don Andrea Wisniewski che mi ha preceduto al Sacro Cuore di Acquaviva. Ho imparato tanto da loro in questi mesi di relazioni più fitte. Con grande disponibilità e pazienza mi hanno accompagnato perché il passaggio potesse essere fatto con una certa scioltezza. Ho poi conosciuto meglio e apprezzato i loro specifici talenti, spesso complementari ai miei e necessari alla comunità. Davvero siamo necessari gli uni agli altri, gli uni al servizio degli altri. Mi vado convincendo che nella Chiesa le relazioni tra noi sacerdoti siano più importanti delle nostre singole personalità e che i nostri carismi brillano davvero solo quando sono collegati tra loro».

«La nuova comunità – spiega don Nicola – mi ha riservato una bella accoglienza, schietta, affettuosa, operosa, facendomi sentire subito a casa e facilitandomi tanto il lavoro. Ha tante energie buone e una ricca storia: mi insegnerà molto! Guardando poi innanzi a me, al cammino che mi aspetta, so solo che c’è il Signore. E questo, anche sotto i cieli inquieti del nostro tempo, dovrebbe largamente bastare».

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Precedente Parroco: SAC. Andrea Wisniewski

Don Andrea – Basilica di San Pietro – Roma (Vaticano), 26 maggio 2013

Nel giorno della festa della Santissima Trinità Don Andrea concelebra nella Basilica di San Pietro in Vaticano sull’altare della Cattedrale.

 

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Don Nicola – Santa Marta concelebra con Papa Francesco,  23 ottobre 2013

Da L’Eco di Acquaviva n. 25/2014

Si è tenuta presso la Cappella di Casa Santa Marta, a Roma, giovedì 23 ottobre, la concelebrazione di Papa Francesco Bergoglio assieme a Don Nicola Nardulli. Il nostro sacerdote ci narra la vicenda ancora incredulo per ciò che è accaduto. Don Nicola, racconta di aver ricevuto, qualche mese prima, dalle mani del nostro arcivescovo, Mons. Giovanni Ricchiuti, una lettera da parte della Segreteria di sua Santità Francesco. Questa conteneva un invito, scritto personalmente dal Santo Padre, per concelebrare una messa affiancato da Don Nicola. Il Sacerdote, ancora incredulo, non ha saputo resistere a manifestare tutta la gioia che è nata nel suo animo. Così, giunta la tanto attesa giornata si è recato, il 22 ottobre, insieme a suo fratello, presso la piccola chiesa di Casa Santa Marta, a Roma, dove lo stesso Pontefice ha scelto di risiedere e celebra ripetutamente ogni mattina messa. Si tratta di una  piccola chiesetta, ci dice Don Nicola, che si presenta come una piccola dimora del Signore, incredulo persino lui stesso della semplicità con cui era adibita per la celebrazione. Essa poteva ospitare un massimo di 50 persone, che erano tutte tesserate per poter essere presenti all’avvenimento, proprio per questo era più che impossibile introdursi all’interno della chiesa. Alla messa hanno partecipato all’incirca 8 sacerdoti, come lo stesso Don Nicola, e una trentina di laici. La celebrazione è iniziata alle 7 in punto e terminata alle 7,30. La semplicità, ribadita più volte, si è presentata persino nella modalità con cui è stata strutturata la Celebrazione Eucaristica. Gli stessi sacerdoti sono rimasti in attesa dell’arrivo del Pontefice, il quale senza nessun avviso o canto di ingresso, si è incamminato sull’altare. I sacerdoti, infatti, non si sono accorti della sua immediata presenza, pur essendo ad un minimo di un metro dall’altare. La celebrazione è andata avanti direttamente con la prima e seconda lettura ed il Vangelo. Al termine di quest’ultimo Papa Bergoglio si è avviato verso la comunità e ha commentato la lettera  agli Efesini in cui San Paolo descrive la sua esperienza di Gesù. Un’esperienza “che lo ha portato a lasciare tutto” perché “era innamorato di Cristo”. “Il cristiano è un uomo o una donna che sa aspettare Gesù e per questo è uomo o donna di speranza”. “Non si può essere cristiani, senza la grazia dello Spirito” che ci dona la forza di amare. Lo ha ribadito Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino. Col suo sacrificio, ha affermato il Papa, Cristo ci ha resi “amici, vicini, in pace”. Ancora una volta è stata ribadita la semplicità della celebrazione attraverso l’assenza di canti durante la Messa. Al termine di essa, un uomo, forse lo stesso segretario del Papa, ha comunicato ai laici e ai sacerdoti, che il Santo Padre si era spostato nella camera antistante e per chiunque avesse voluto, era possibile recarsi a conferire con lui. Nessuno, come del resto si può immaginare, ha ignorato quest’ultima possibilità, e ogni sacerdote si è indirizzato, in fila, verso l’entrata della stanza. Ed ecco giunto il turno di Don Nicola, che credeva ancora un sogno tutto ciò. Il parroco, dopo aver baciato la sua mano, come unico segno di saluto e ringraziamento, visto il rifiuto del prostrarsi ai suoi piedi da parte del Pontefice, proprio per il suo sentirsi alla pari di tutti, ha espresso il desiderio di poter pregare per tutti i sacerdoti e per la sua comunità insieme al Santo Padre. Ciò che ha fatto accrescere ancora di più l’ammirazione verso il Papa è stato il suo porsi come un vero e proprio fratello. Questo ancora una volta ha confermato che il Papa è la vera e propria figura di Dio portata sulla terra. “Questa è stata una delle giornate più importanti e significative per un povero parroco come me” ha ribadito Don Nicola, “dopo tutti questi anni mi sono sentito ancora più vivo e libero nel mio animo, ringrazio tutti voi per avermi donato questa grande possibilità, e per aver fatto sì che il mio sogno si potesse realizzare. Grazie”.
Adriana Maiulli
Acquaviva delle Fonti, 05/11/2014 ore 23.45

 
Dal giornale Famiglia Cristiana
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La comunità del “Sacro Cuore” saluta l’amatissimo

DON NICOLA NARDULLI

e lo ringrazia per la sua missione pastorale vissuta negli anni con fede,

preghiera e dedizione…

rimarrai nei nostri cuori.

Video storico del 25-esimo anniversario Consacrazione della Chiesa parrocchiale al Sacro Cuore di Gesù (25 marzo 2020)